Avemmo un bel daffare a sostituire i pezzi
del nostro spalamare d'ordinanza:
da tempo la salsedine stracciava i giunti,
da tempo s'ingiungeva alle officine
la celere consegna dei ricambi.
Protelio, nella sua divisa azzurra,
scrutava l'orizzonte maculato, denso
di nubi gialle, gonfie di deserto,
scosse la testa un'altra volta e disse: "Questa
sarà giornata di tempesta dura e calda"
Dopodichè diede di mano un duro colpo
al ferro rugginoso, sbriciolando
un altro breve strato grigio di corazza:
"Non basteremo ancora a lungo, è certo,
la sabbia cresce e si solleva sulle acque"
Scrutai nell'occhio suo, fessura opaca,
grigio e crepato e vuoto fondo di bottiglia;
nè sale, nè pulviscolo, nè sole
potè mai togliere quell'occhio furibondo
dal compensare d'una benda il vuoto.
Sull'orizzonte abbacinante, terreo,
gettava l'àncora di quel suo sguardo
e ad esso mi tenevo appeso, frastornato,
mentre la prima raffica del Ghibli
ci trafiggeva con i dardi suoi roventi.
Fascinosa questa sabbia che batte il mare, e curioso che sia atterrato (ammarato forse) in un limbo di polvere ventosa ed acquitrina che crea ruggine cosi (apparentemente) lontana dal tuo vagare celeste...
RispondiEliminaeh, a volte si atterra in mezzo a salve di sabbioso libeccio, a volte ci viene in mente che a Milano quelli che hanno un sacco di cose da fare dicono agli altri: "ma va a scuà 'l mar!"
RispondiEliminaOhh, sei tornato, Bozz!
RispondiEliminaMi hai fatto vivere un'avventura tra sabbia e venti! Ma anche trenta! :p
Moz-
o, come disse Pensiero Profondo: 42.
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