La Guardia (una diramazione, ergo, il Re di Persia 4 bis)


g


La guardia siede sulla sedia e pensa
al seno tondo della cameriera
che lo ha servito proprio l'altra sera,
china sul tavolo per un'intensa

frazione di secondo. Siede e spera
di rivederla anche quest'oggi, in mensa,
servir la cena per la truppa immensa
che grida, canta, suda, beve, sclera.

E mentre spera si accarezza piano,
ma ecco, giunge l'eco di lontano
d'un canto poderoso, antico, insano.

S'insinua dall'orecchio nella testa,
rimbalza dentro l'occhio, dove infesta
con lampi iridescenti, in una festa

di arcobaleni e fiori fiammeggianti
su cieli alieni, tremuli, distanti,
neri come formiche brulicanti.


gg



Pesante e vuota al tempo stesso cola
e cade, secca e flaccida, colora
di rosso il pavimento e a un tempo vola
nel vasto firmamento, s'accalora,

suda di caldo e freddo, brucia, implora
con mormorii sconnessi, si consola
sputando un dente e sputacchiando ancora
i nomi di una lingua nuova e sola,

adatta a raccontare questa cosa
sfrigliosa illumescente immarginaria
che esplode su sè stessa e ancora e resta

immota, imperturbabile, sinuosa
nel cerchio della danza planetaria
dove si giostra e gioca e manifesta

l'irriducibile, la misteriosa
ombra di spirito infinita e varia
d'un canto fragoroso esploso in testa.

3 commenti:

  1. Lo schema metrico c'è, ma è complicato da capire.
    Ok, ora rileggo senza pensare alle rime.

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  2. sarebbe una coppia di sonetti caudati a coda larga, di quelli che si possono trovare nello stagno di santa gilla, specialmente durante la stagione invernale, mentre tentano di sfuggire all'esperta caccia dei gaggi palomabari striati

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  3. Ahaha, sto ridendo per i vostri commenti! ^^
    Ripeto: mi fa piacere vedere che vi siete trovati... :D

    Moz-

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