E giunto in cima il canto, ancor più forte,
stravolse i muri al tocco suo letale,
squassò d'un impeto le grandi porte
di piombo poste a sigillar le scale.
Un grumo senza forma di contorte
membra scomposte ed in posa fetale
ancora gorgogliava, la sua morte
spargendo in modo sconcio e innaturale
nel decomporsi della luce gialla.
Le pietre sfarinarono, frusciando
come sabbia che scivola di mano,
a rivelare il puntillìo lontano
di bianche stelle sparse in altri quando
donde la luce tremola e rimpalla:
la vasta sala nera su cui balla
per attimi ed eternità bruciando
negli occhi di chi può vederla, invano.
Quando ho letto "la vasta sala nera" stavo contemporaneamente guardando alla tv l'aula di tribunale dove stanno rpocessando Silvio.
RispondiEliminaLa lettura di questa poesia ormai è compromessa, dovrò ripassare un'altra volta.
Silvio, rimembri ancora
Eliminaquel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieto e pensoso, il limitare
di gioventù salivi?
E' tornato il Gatto Persiano!
RispondiEliminaIo ormai me lo immagino così, un gattone antropomorfo.
Non voglio vedere invano la luce e sala nera :p
Moz-
E allora resta in città, dove l'aurora notturna delle luci stradali ti impedirà di vederla :P
RispondiEliminaMa non vivo in città :p
EliminaMoz-
già, già, te la spassi la sui monti con i rototraslatori biomeccatronici della massoneria ipergalattica fisiconucleare...
Eliminabello...
RispondiEliminagrazie, son contento che piaccia :)
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