La ritirata di Misirlunga (5)

La conca al riparo dal vento ululante
tracima di tende e rottami di fuochi
tra uomini e mezzi ridotti allo stremo
supini prostrati al dominio del cielo
-regale nella sua corona splendente
di opale diamante rubino zaffiro
silente richiama il silenzio trattiene
respiri singhiozzi lamenti bisbigli
nel greve viluppo del sonno sfinito
nel grande e infinito planar sull'abisso
senz'anima e vita colore nè sogno
là dove i compagni perduti nel ghiaccio
si giacquero senza volere ritorno
rapiti da questa invincibile quiete
da questa impassibile assenza già sazia
completa compiuta compresa in sè stessa
da questo impossibile ammasso di niente
che esplode in un lampo di luci rossastre
davanti allo sguardo confuso pesante
nel torpido e tiepido bozzolo svolto
dal rude strattone di questa esplosione
che espande con fiato di svelto sussurro
"Gruymane Gruymane è il tuo turno di guardia"
nel gelo a scrutar sfumature di nero
là dove la terra confonde nel cielo
da solo cercare tra le urla del vento
il battito tenue fugace sommerso
d'un passo un respiro una voce un frammento
caduto di qualche presenza nemica
nascosta in attesa nell'ombra sfuggente
con sguardo feroce a osservar di rimando
la gelida attesa della sentinella
che gli si congelino il naso le dita
inerti attaccate alla canna del mitra
che il sonno la prenda e la porti alla tenda
la porti alla casa perduta all'amata
ai prati fioriti curati dei campi
ai quadri ordinati di case felici
dove spensierata condusse la vita
la porti a confondersi lesta nel letto
di neve e incurante lasciarsi cullare
da un torpido sonno interrotto anzitempo
con ruvidi schiaffi d'un commilitone
con gelidi schiaffi del vento incessante
col fiato ruggente d'un sorso deciso
dal fiasco riverso in un angolo buio
di qualche benzina schifosa che è troppo
chiamare liquore ma scalda mantiene
la voglia di stare e cercare nel vuoto
quell'occhio da cui ci si sente osservare
quel tema nascosto nella grande orchestra
di gelida aria che danza e tempesta
quella percussione sommessa funesta
di passi su neve bisbigli respiri
che ad ogni secondo si muove e s'arresta
s'arresta si muove scompare compare
il tempo di aizzare uno sguardo e svanisce
compone parole confuse straniere
di un'unica nenia sommessa soffusa
invito alla resa obbediente all'oblio
tra le orbite vuote d'un cieco orizzonte
d'un cieco gioioso sfrenato cantore
d'un'unica ugola ubiqua urticante
che genera danze incessanti di spettri
cangianti felici di armare i colori
brillanti fecondi impossibili eterei
di splendidi tremuli soli notturni
d'ignuda abbagliante esplosiva bellezza
-Gruymane lo sguardo perduto in altrove
di secoli e miglia la faccia tagliata
da un quieto sorriso s'inchina si prostra
s'accascia sul soffice manto nevoso
si sdraia mordendo la neve si slunga
lasciando la traccia di gambe e di braccia
intorno alla sagoma scura del corpo.

8 commenti:

  1. Ma la ritirata ancora non finisce?
    Io avrei terminato la poesia con la rima "la neve si slunga/è la ritirata di Misirlunga" :)

    Moz-

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  2. Certo i napoleonici della devastante campagna di Russia, al confronto, erano in gita premio...

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    1. oddio, poracci, non credo, però loro non vivevano in un mondo percorso da inquietanti presenze animiste...

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  3. Il pensiero di casa e di poterci tornare mi pare l'unico appiglio possibile..

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    1. eh, ma uno mica può passare giornate intere con quel pensiero, altre cose si prendono l'attenzione,,,

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