Il funerale di Sgrobanzo (2)

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I venditori di locuste fritte
camminano, scrocchiando ad ogni passo,
per gli scalini della chiesa grande.
Con grida da gabbiano scotennato,
riprezzano ed apprezzano la merce,
sbattendola sul naso dei passanti.
Lo chiamano "il pasto dei morti" e tocca
pagare pegno e dare un'assaggiata
al gusto di evidenziatore giallo,
prima di andare ad insultar la salma
per tutti i conti ancora non saldati,
abbandonati ai posteri annoiati,
per tutte le occasioni andate perse
nell'ignoranza e nell'indecisione.

La salma non risponde, a bocca aperta,
con gli occhi strabuzzati, guarda in alto,
la cupola rotonda e risplendente
nel suo tripudio d'oro e rosso sangue
dove San Truce, immobile, continua,
da secoli, con aria soddisfatta,
nel suo vestito bianco, immacolato,
ad impalare il bambo Alì Debehdi
-faccia da topo, zanne da cinghiale,
mani da scimmia, zampe da caprone,
ali da drago, scocca da trattore,
turbante, scimitarra e scarpe a punta,
così come il racconto lo ricorda-
con un frammento della vera croce,
sulle distese informi del carnaio
di corpi purulenti d'appestati,
mentre la Morte, a lato, piroetta,
insieme a fricchettoni e gianbattisti,
pulzelle mezze nude e ridacchianti,
al Papa, al Re di Persia e al suonatore
seduto con in mano l'organetto
sopra la schiena di un lombardo incatenato.

La salma non risponde e tutti quanti,
a un certo punto, sazi e soddisfatti,
zittiscono e si siedono, compunti,
la gola secca dagli sputi e insulti,
sugli scranni di legno allineati
per tutta la navata, in lunghe file a
dividere i curiosi dai parenti,
le figlie dalle mamme e dalle nuore,
i giovani dai bimbi e dagli anziani,
gli ammazzapolli dai marrapatate,
i moribondi dagli anestesisti,
i camerieri dagli alcolizzati,
gli sbirri dalle guardie e dai giustini,
il podestà da tutti quanti insieme;
le palpebre dagli occhi e dalle ciglia,
le orecchie dai bisbigli e gli sbadigli,
l'attesa dall'inizio e dalla fine.

3 commenti:

  1. Dovresti scrivere libri per bambini. O per adulti bambini.
    Sai giocare molto bene con le parole!

    Moz-

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  2. (il coso bozzuto, per quanto glielo consente la sua forma indefinita, accenna un inchino di riconoscenza e inizia a grognilare per l'imbarazzo)

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